domenica 29 maggio 2011

-In linea d'aria con l'estate-















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Standin' on your mama's porch
You told me that you'd wait forever
Oh and when you held my hand
I knew that it was now or never
Those were the best days of my life
Back in the summer of '69

Man we were killin' time
We were young and restless
We needed to unwind
I guess nothin' can last forever - forever, no...


Bryan Adams - Summer of '69

venerdì 27 maggio 2011

Tecnologia ovunque.

Il futuro dei tatuaggi

La loro origine, tra i popoli della Polinesia, si perde nella notte dei tempi. Oggi vanno di gran moda. E domani? Si programmeranno.
La loro origine, tra i popoli della Polinesia, si perde nella notte dei tempi. Erano comuni anche tra gli Egizi e gli antichi indiani d’America. La mummia Otzi (3300 a.C.) ritrovata nelle Alpi italiane nel 1991 ne aveva alcuni terapeutici.
Oggi sono diventati di moda in tutte le culture e in ogni ambiente: secondo una recente ricerca un giovane americano su tre ne ha almeno uno. E accomunano avanzi di galera e celebrità, serial killer e calciatori, Angelina Jolie e portinaie.
Stiamo parlando dei tatuaggi, l’espressione di boby art più antica e diffusa.

Passato e futuro

In passato la tradizione di tatuarsi viso, torso e braccia era limitata ad alcune popolazioni ed era carica di significati religiosi, tribali. Nel mondo occidentale il tatuaggio è stato per secoli un tabù, vietato dal conformismo e riportato in auge dai marinai e dagli esploratori di ritorno dalla Polinesia. Ancora oggi è l'espressione di un bisogno di appartenenza (serve a comunicare ciò che più ci rappresenta agli altri) e di affermazione di diversità (anche se sempre meno).
E in futuro? Anche i tattoo, come vengo chiamati in gergo, sono destinati ad un’evoluzione.

Tatuaggio “simpatico”

Una prima trasformazione, seppure minima, è stata nel tipo di inchiostro utilizzato per fare il tatuaggio. I pigmenti tradizionali prevedono sostanze, come il cobalto o il cinabro, che colorano la pelle e sono visibili alla luce del Sole o, comunque, in ambienti illuminati.
Ma c’è anche chi utilizza l’UV Blacklight Ink, un particolare inchiostro che può essere soltanto con una luce a raggi ultravioletti. Quando non si è esposti a questa luce, sul braccio è visibile solo l’incisione del tatuaggio, la vera e propria cicatrice fatta dagli aghi del tatuatore, come se vi fosse, appunto, una ferita.

Animazioni sottopelle

Ma che cosa accadrebbe se invece di eseguire un semplice disegno, sottopelle fosse innestato un particolare display? Il prototipo, ideato da Gina Miller e Robert Frejitas Jr., andrebbe innestato appena sotto la superficie della pelle del dorso della mano o sull’avambraccio. Attivabile e controllabile tramite un piccolo colpetto di dita, il display è in grado di riprodurre lettere, numeri o animazioni grazie a tre miliardi di nanorobot che si sincronizzano in base al comando dato.

Non solo una decorazione

Un dispositivo analogo è allo studio di Andrew Singer, un eclettico inventore statunitense. Il display-tatuaggio è collegato a un microchip, impiantato nell’epidermide, che controlla i valori vitali (come pressione, livelli di colesterolo, glicemia, etc) dei pazienti con malattie critiche come il diabete. I dati elaborati dall’impianto verrebbero ritrasmessi sul display dermico. Con un semplice colpo d’occhio, in caso di emergenza, i medici avrebbero tutte le informazioni importanti.

Il tatuaggio diventa digitale

Con il duplice scopo della terapia e di un’estetica funzionale (e non fine a se stessa), è il caso di segnalare anche il progetto del Digital Tattoo, una sorta di tatuaggio eseguito sulla superficie della pelle con un particolare inchiostro digitale. Il Digital Ink permetterà di programmare il tatuaggio tramite la sincronizzazione di un computer palmare dotato di collegamento Wi-Fi. Sarà possibile “caricare” appuntamenti o emoticon, che appariranno sulla nostra pelle, ricordandoci che dobbiamo fare gli auguri a fidanzata/o o segnalare agli altri il nostro stato d’animo.






giovedì 19 maggio 2011

Sclerando.

Sì è fine maggio. Sì siamo stanchi. Sì voglio le vacanze. Sì domani ho compito.
Tra le tante materie da studiare per le ultime verifiche di questo luuuungo anno scolastico (ma quasi finito grazie a Zeus!) oggi è toccato a latino, al mio amico Ovidio, che tanto parlava di amore ma di amore non ne ha mai vista l'ombra. Era un womanizer (gergo tecnico) in realtà!
Noia mortale infatti, tranne però quando il mio occhio è rimasto incastrato in questa frase:


Quod petis, est nusquam; quod amas, avertere, perdes!
(Ciò che chiedi non esiste; ciò che ami, se ti allontani, lo perdi!)



Reale no?

mercoledì 18 maggio 2011

Gran frase!





- Non ho mai compreso come si possa essere sazi di un essere umano -



(M. Yourcenar)