venerdì 15 aprile 2011

Kant

LA VITA

Immanuel Kant (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) è stato un filosofo tedesco (Kapito ja?). Fu uno dei più importanti esponenti dell'illuminismo tedesco.
Kant nacque nel 1724 a Königsberg (allora capitale della Prussia e attualmente città russa tra Polonia e Lituania col nome di Kaliningrad), quarto di nove figli (..azzo), dei quali solo cinque raggiunsero l'età adulta (che sfiga:(). Trascorse l'intera vita nella città natale, allora capitale della Prussia Orientale, e nei suoi dintorni (uscite con gli amici a Bassano o Montebelluna). Il padre, Johann Georg Kant (1682-1746), era un sellaio (faceva selle x chi non l'avesse capito) originario di Memel, al tempo la città prussiana più settentrionale (oggi Klaipėda, in Lituania); la madre, Anna Regina Reuter (1697-1737), era una seguace del pietismo (condotta di vita religiosa e assai rigorosa) (come la nostra!). L'educazione religiosa impartitagli dalla madre continuò anche nel Collegium Fridericianum (il cui direttore era da poco diventato Franz Albert Schultz (qualcuno ha ruttato?), importante esponente di quella corrente religiosa), il più importante punto di riferimento d'attinenza specifica sullo studio del pensiero di quel periodo. Al collegio Kant studiò molto il latino, poco il greco antico (beh quello anche noi!) (limitato al Nuovo Testamento) e quasi per nulla le materie scientifiche (gli faceva schifo chimica e come dargli torto!). Nel 1740, Kant uscì dal collegio per intraprendere studi filosofici, di teologia e di matematica all'Università di Königsberg, dove fu allievo di Martin Knutzen (straftrunzen...sti nomi teteschi), docente di matematica e fisica newtoniana. Il suo interesse per Newton, ma anche per le scienze in generale, si manifestò in questo periodo nello scritto "Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive"(chi aveva capito nel titolo il CHIARO ed EVIDENTE riferimento a Newton?), nel quale Kant si soffermò sul problema del calcolo dell'energia cinetica dei corpi (capito?). È questa un'opera dalla forte e chiara impronta illuministica: possiamo infatti ritrovarvi le prime tracce del suo "sapere aude" (abbi il coraggio di sapere! E' una frase di Orazio, Epistole 1-2), con il quale demolisce l'autorità dei pensatori precedenti in nome di nuove scoperte sorrette dall'intelletto (è chiaro il rinvio a Francesco Bacone) (x me no).

LE OPERE

Le opere fondamentali di Kant sono, nel periodo cosiddetto "critico" (perchè criticava naturalmente!) (dal 1771 al 1790): la Critica della ragion pura (1781), la Critica della ragion pratica (1788) e la Critica del Giudizio (1790), precedute da una notevole serie di opere minori in età giovanile (tutti librettini colorati x bambini). In seguito Kant si orientò sempre di più verso gli interessi teologici e di questo periodo sono due opere fondamentali del suo pensiero maturo: La religione nei limiti della semplice ragione, del 1793, e La metafisica dei costumi, del 1797. Segue nel 1798 L'antropologia dal punto di vista pragmatico (delle azioni umane insomma co' sti termini!) e altre opere minori.

IL CRITICISMO KANTIANO


Con il criticismo Kant va oltre l'illuminismo, e dimostra che anche la ragione può errare (ma dai?). Quindi supera e progredisce anche il razionalismo e l'empirismo, pur non distruggendoli, ma inglobandoli (come facciamo noi con il cioccolato) in parte.
Il criticismo afferma che la ragione può procedere scientificamente, in modo teoretico (la conoscenza) e corretto attraverso l'intelletto, come si era sempre pensato. Ma la novità consiste nel constatare che la ragione può anche essere dialettica (insomma tutta na ciacoea,ma aea fine niente), con la quale viene spacciato (insomma conta palle) per scientifico ciò che non lo è, essendo quindi scorretta (perché compie errori nel ragionamento).

l criticismo critica la ragione nel suo procedere. Riguardo ciò Kant scrisse tre importanti opere:

  1. "Critica della ragion pura", cioè alla ragion teoretica (come avviene la conoscenza), che ci da una conoscenza scientifica
  2. "Critica della ragion pratica", cioè nel suo ambito pratico, etico (morale), e ne mostra il percorso
  3. "Critica del giudizio", dove si parla del concetto del bello (Io,che modestia,ah?) e della finalità della natura, quindi del giudizio nell'ambito scientifico per riconciliare l'uomo con la natura (tipo Tarzan).
TRASCENDENTALE


« Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve essere possibile a priori. »
(I. Kant, Critica della ragion pura, A12)

In Kant il termine trascendentale passò a significare il meccanismo "formale" della conoscenza (In poche parole come diavolo capiamo??? ma ti devono impegolare con il lessico), prescindendo dal contenuto di essa: cioè vuole spiegare non che cosa conosciamo ma come avviene la conoscenza. Ovvero designa la ricerca dei presupposti teorici (=cause!sto lessico del cappio) che rendono possibile la conoscenza.
La conoscenza per un aspetto è passiva in quanto si basa su dati sensibili che noi acquisiamo passivamente (La PERCEZIONE) ma, per altro verso è attiva, poiché noi siamo dotati di "funzioni trascendentali", di modi di funzionamento del nostro intelletto che automaticamente si attivano nel momento stesso in cui riceviamo i dati sensibili (X esempio se vediamo associamo subito l'idea di bellissima :P perdonami Leo...). Nel caso cioè del primo grado del conoscere, l'intuizione, noi mettiamo istantaneamente in opera le funzioni di spazio e tempo; cioè discriminiamo, selezioniamo attivamente i dati sensibili nello spazio e nel tempo (era meglio il mio esempio,o no?).
Questi modi di funzionamento della conoscenza sensibile non sono un'attività ulteriore che noi mettiamo in esecuzione, ma appartengono al modo di essere del nostro stesso intelletto (Insomma se non capisci niente non è colpa tua,ma del tuo intelletto... Ma non è la stessa cosa? Bah). Kant dice che le funzioni trascendentali hanno le caratteristiche di "necessità", poiché la nostra ragione le mette necessariamente in azione, per cui anche se volessimo non potremmo fare a meno di usarle, e di "universalità" perché appartengono a tutti gli uomini dotati di ragione (quindi siamo tutti alllo stesso livello). Quindi queste funzioni, spazio e tempo, (nel caso dell'intuizione), sono da sempre presenti prima ancora di ricevere il primo dato sensibile, in quanto non sono altro che il modo di funzionare della nostra ragione (simili alle idee innate,ho detto SIMILI,ma NON sono la stessa cosa!). Infatti entrano subito in azione non appena si riceve il primissimo dato sensibile.
Le funzioni trascendentali non sono gli "universali" ricavati dall'esperienza, perché esse sono presenti prima dell'esperienza e non vanno neppure confuse con le idee innate le quali si presentano dotate di un contenuto (l'idea innata di Dio) mentre le funzioni non hanno un contenuto.
Possiamo dire che sono a priori, precedono l'esperienza, ovvero la "trascendono" in quanto "stanno al di là" dell'esperienza stessa; ma allo stesso tempo sono "immanenti", in quanto quelle funzioni diventano reali, acquistano valore effettivo, il loro funzionamento da potenziale diviene attuale, solo quando s'"incarnano" con i dati sensibili (quindi non sono innate,ma trascendono...Boh).
Quindi trascendentale vuol dire proprio questo: una specie di sintesi di "immanente" (già presente) e "trascendente".

Fatto:)

2 commenti: